A cura di: Antongiulio Barbaro, Alessio Bartaloni, Amos Cecchi, Antonio Floridia, Monica Liperini,
Arnaldo Melloni, Eriberto Melloni, Massimo Migani, Mario Primicerio, Simone Siliani



Nessuno è chiamato a scegliere tra essere in Europa e essere nel Mediterraneo,
poiché l'Europa intera è nel Mediterraneo.

Aldo Moro

Dalla sperimentazione didattica alla riforma della scuola superiore: 1970-1977

di Stefano Bassi con Franco Bortolotti

1. Quello che abbiamo ricostruito, attingendo ai materiali contenuti nell’archivio virtuale del Movimento studentesco fiorentino (MSF), è un lungo percorso, che copre gli anni dal 1970 al 1976, nel quale l’interesse per l’orientamento degli studi, le esigenze di rinnovamento didattico e di riforma della scuola media superiore crescono d’intensità occupando uno spazio sempre più rilevante nella piattaforme di lotta del MSF e nelle iniziative promosse nei singoli istituti cittadini.
La questione della sperimentazione didattica, del contenuto culturale della formazione dei giovani, delle materie d’insegnamento diviene protagonista nei giornali degli istituti, nelle piattaforme di lotta, nel racconto di occasioni d’incontro con il corpo insegnante.
Certo si tratta di un materiale disomogeneo, e con un carattere molto elementare nell’approfondimento delle tematiche collegate ai singoli corsi di studio, nel quale politica e didattica si sovrappongono. Tutto ciò segnala, comunque, la crescita d’interesse sui temi della didattica nella scuola secondaria superiore nella attesa di una riforma che allora appariva uno sbocco necessario, ed urgente, per raccogliere lo spirito di cambiamento maturato nelle scuole italiane e rappresentato dalla grande partecipazione studentesca alle prime elezioni degli organi collegiali nel 1975.
Firenze, in molte forme, da' a questi temi un proprio specifico contributo: gruppi d’insegnanti e studenti dei singoli istituti promuovono esperienze di sperimentazione, altri si fanno promotori di nuovi strumenti associativi, come il CISID. Gli stessi enti locali in stretta connessione con il tema del Diritto allo studio e con l’esperienza delle 150 ore dilatano la loro attenzione ai temi della scuola. Analoghi processi avvengono nel sindacato confederale.

2. E’ un percorso che inizia nei primi, a Firenze, anni 70’. Attraverso specifiche riflessioni e concrete esperienze, si sviluppa un’attenzione al tema del contenuto degli studi e agli orientamenti culturali su cui fondare la formazione delle nuove generazioni.
Come vedremo successivamente questa fase nuova si sviluppa in molteplici direzioni: le lotte studentesche che, dopo la grande stagione dell’antiautoritarismo e della conquista dell’assemblea, cominciano a formulare proposte riguardanti l’organizzazione, i contenuti e gli strumenti della didattica; le forze politiche si concentrano di nuovo sul tema della riforma della scuola media superiore e dell’asse culturale; il movimento dei lavoratori entra in campo con l’esperienza delle 150 ore.
Pur restando fermi i riferimenti generali dell’impegno studentesco, dall’antifascismo all’impegno antimperialista, la scuola e la sua riforma divengono il terreno principale di confronto, spartiacque tra gli orientamenti delle varie formazioni studentesche, punto di contatto con i crescenti processi di sindacalizzazione confederale degli insegnanti, elemento centrale del rapporto lavoratori e diritto allo studio, come nell’esperienza della 150 ore. 
Tutta la prima parte degli anni '70 è caratterizzata da questo impegno.
A Firenze, come dimostrano molti documenti conservati nell’Archivio del MSF,  presso l’Istituto Gramsci e riprodotti nella selezione scannerizzata Archivio virtuale MSF (d’ora in poi AVMSF), le esperienze sono molteplici: iniziano nei primi anni '70 sulla spinta delle lotte studentesche e dopo l’abolizione, avvenuta nel 1969, dell’esame di stato; hanno un’ulteriore spinta, nel 1974, in concomitanza con l’elezione degli organi collegiali, per poi esaurirsi, come del resto il dibattito sulla riforma della Scuola secondaria superiore, nel 1978.
Quello a nostra disposizione è un  materiale vario e disomogeneo: dalle piattaforme di lotta che reclamano monte-ore nell’orario scolastico da dedicare alla sperimentazione, a programmi di lavoro successivi ad esperienze di sperimentazione regolarmente autorizzate; da convegni di approfondimento che coinvolgono enti locali, gruppi d’insegnanti, specialisti dei partiti, a forme associative, come l’esperienza del CISID, che sul nuovo asse culturale e sulla formazione degli insegnanti fanno il loro scopo istitutivo coinvolgendo protagonisti della cultura italiana.
Un materiale “dal basso”, spesso tumultuoso e contradditorio, che caratterizza i tentativi di rinnovamento culturale fuori dalla centralizzazione ministeriale, prima ancora che, con il terzo Decreto delegato, nel 1974, venisse definitivamente istituzionalizzata.
Un contributo che non disdegna di approfondire il problema della formazione culturale delle nuove generazioni anche con due iniziative promosse dal Centro studentesco d’iniziativa culturale costituito  nel 1974 dal MSF con l’ARCI, l’SMS di Rifredi, l’Amministrazione provinciale di Firenze. La prima dedicata all’antifascismo, la seconda organizzata su due cicli: il primo dedicato alle avanguardie nel cinema, nel teatro, nella musica e nelle arti figurative, il secondo dedicato alla condizione femminile.
Sarebbe utile, in questo percorso a ritroso, cogliere anche l’occasione per ricostruire il contributo di incoraggiamento e di supporto che all’affermarsi di questa idea della scuola del futuro fornirono una schiera notevole di “buoni maestri”, i cosiddetti “insegnanti democratici” protagonisti in molti istituti dell’impegno civile per una scuola rinnovata nei suoi contenuti, aperta al contesto sociale, gestita democraticamente.
Per ricordarlo, in modo emblematico, abbiamo inserito un testo, contenuto nell’archivio virtuale MSF, di una presa di posizione, alla fine del 1970, nel pieno di una occupazione a sostegno delle richieste studentesche per la sperimentazione didattica, di una gruppo di insegnanti del Liceo Scientifico “Leonardo da Vinci” tra cui preme ricordare M. Benvenuti, insegnante prima, poi, animatore del CISID, infine Assessore all’istruzione, nel 1975, della prima Giunta di sinistra a Palazzo Vecchio.

I primi passi

Il primo documento rintracciato nell’Archivio MSF risale all’anno scolastico 1970-71 e riguarda il Liceo Scientifico "Leonardo da Vinci" [1]. Dopo una lunga occupazione, che vede anche protagonisti a sostegno degli studenti, un gruppo d’insegnanti aderenti alla CGIL, il Ministero della Pubblica istruzione autorizza un monte ore per la sperimentazione didattica, riorganizzando l’orario scolastico del mattino.
A rileggere i documenti di quell’esperienza incentrati, principalmente, sui caratteri di apertura alla contemporaneità e di interdisciplinarietà dell’insegnamento, colpisce anche una buona dose di ingenuità che anima le proposte contenute nei vari testi [2].
Quell’esperienza rimarrà isolata anche per il violento scontro tra studenti ed autorità scolastiche che si produrrà l’anno successivo e che portò all’arresto di due militanti dell’area extraparlamentare.
Ma il seme non fu gettato invano. Germogliano, per strade diverse, in altri istituti, principalmente appartenenti all’area degli studi artistici esperienze analoghe.
Il Liceo artistico e l’Istituto d’arte si muovono nel solco di questa nuova attenzione ai contenuti dello studio come dimostrano i materiali contenuti in AVMSF [3].
Con la costituzione del MSF, avvenuta nel autunno del 1971, con l’estendersi del dibattito sulla riforma della scuola, con l’estendersi del processo di sindacalizzazione degli insegnanti la tematica della sperimentazione didattica prende forza e si allarga ad altri istituti cittadini.
Il tema diviene anche quello dell’analisi delle figure professionali che vengono formate (si pensi al tema del ruolo degli Istituti magistrali) o su un altro piano la questione della funzione degli istituti femminili [4] (in particolare l’iniziativa dei Comitati Unitari di Roma) che si intreccia, attraverso la contestazione delle materie d’insegnamento, con la messa in discussione dei prevalenti modelli culturali immaginati per la donna nella società italiana.

Le piattaforme studentesche (1970-1975)

Ovviamente accanto ai temi della sperimentazione nelle piattaforme studentesche è ben presente la tematica degli strumenti didattici (in particolare uso delle biblioteche) e del diritto allo studio.
Soprattutto, dopo il 1975, prende forma e forza una relazione con gli enti locali, impegnati anche in Toscana con la Legge regionale sul diritto allo studio, in un'opera di rafforzamento della centralità dell’istruzione nelle politiche pubbliche.
Intorno a questa esigenza si sviluppa una vera e propria vertenza regionale [5] promossa dal MSF, assieme ad altri organismi di movimento della Toscana, per richiedere interventi importanti riguardanti  la scelta dei libri di testo, l’estensione delle biblioteche di classe e d’istituto, una diversa organizzazione dei trasporti urbani ed extraurbani (fasce orarie gratuite e potenziamento del servizio), interventi sulle mense e sui convitti per i fuori sede, adeguati finanziamenti e trasferimento alle Regioni per quanto riguarda l’edilizia scolastica.
Nel frattempo si moltiplica, certo senza una regia ed ispirazione comune, un complesso di iniziative per la sperimentazione didattica che coinvolgono i singoli istituti cittadini, attraverso anche la partecipazione attiva del corpo insegnante: l’iniziativa del Liceo Artistico “Firenze non restaura” [6] che, partendo dalla messa in discussione dell’efficacia del diploma come strumento per il lavoro e della qualità dei processi formativi, si apre al tema della città collaborando con la Facoltà di Architettura; le delibere del Collegio dei docenti del III Liceo scientifico e del Liceo scientifico "Leonardo da Vinci" [7]; l’iniziativa per l’uso del monte ore e della sperimentazione al Liceo classico Michelangelo [8]; le riflessioni contenute nel documento sugli orientamenti didattici all’Istituto d’arte, i documenti promossi dal Liceo classico Machiavelli [9].
Il 1974-75 con la campagna elettorale per la partecipazione agli organi d’istituto segna un ulteriore momento di approfondimento delle tematiche di rinnovamento della scuola (la piattaforma della lista Unità per la Riforma della scuola), a cui si accompagna, non senza un dibattito acceso interno all’organizzazione, un mutamento di prospettiva nella stessa principale formazione della sinistra extraparlamentare, Lotta continua, che supera l’astensionismo e invita alla costituzione di “liste di movimento”. Gli esiti della campagna elettorale rappresenteranno l’affermazione di massa delle liste promosse dal MSF che raggiungono un consenso vasto [10]. Ma sarà anche l’inizio di un lento declino della partecipazione scolastica, seguito anche dal successivo emergere delle liste di ispirazione cattolica.
Non va dimenticato inoltre il mutamento di prospettiva che investe in quegli anni il mondo giovanile. Il terreno di lotta comincia a spostarsi dalla scuola al territorio: Licola e Parco Lambro [11] ne sono esempio.

L’urgenza della Riforma e un bilancio della sperimentazione

Successivamente alla elezione dei Decreti Delegati e in relazione al definirsi della iniziativa parlamentare e dei progetti di legge sulla riforma della Scuola media superiore anche nel MSF si rafforza, tra il 1974 e il 1976, l’esigenza di un approfondimento dei temi connessi all’asse culturale.
Il documento preparatorio della 2^ Conferenza d’organizzazione del MSF (Aprile 1976) dedica un intero capitolo a questo argomento sottolineando la distanza tra la formazione culturale e professionale fornita dall’ordinamento degli studi e l'esigenza dei nuovi processi produttivi.
Muta anche, in polemica con l’estremismo, la lettura del fenomeno della scolarizzazione di massa (pag.23) considerata un positiva “conquista della classe operaia” e ritorna al centro la questione della riforma del ciclo degli studi e del superamento della tripartizione tra licei, tecnici e professionali.
Il tema dell’asse culturale della riforma viene posto al centro (pag.24) da cui si desume un improbabile superamento della divisione in materie. L’interdisciplinarietà viene posta a fondamento di una nuova didattica che è il risultato di una convergenza di metodi (pag.24).
Il documento della 2^ Conferenza contiene un giudizio critico sulle sperimentazioni in corso, allo stesso tempo il rifiuto della contro-cultura, ed avvia l’apertura al confronto con gli insegnanti (in particolare significativo è il processo di aggregazione in corso promosso dal  CISID [12]), e reclama l’estensione delle 150 ore [13].
Si sviluppano soprattutto nei Licei classici alcune esperienze di sperimentazione didattica (Liceo Machiavelli e Liceo Michelangelo). I materiali contenuti nell’AVMSF danno ragione dei programmi posti a base delle attività di sperimentazione che con il 1976 sembrano esaurirsi, mentre inizia il declino del dibattito sulla Riforma della scuola media superiore. Allo stesso tempo si affianca a questo sforzo l’intensa attività editoriale della casa editrice Guaraldi.
Sempre nel 1976 promosso dagli Enti locali, dai Licei artistici ed Istituti d’arte cittadini si svolge a Sesto Fiorentino un importante convegno dedicato all’istruzione artistica [14].
Con il 1977-1978 viene meno progressivamente quella promozione di occasioni di studio e di approfondimento sul tema della riforma della scuola media superiore, della didattica e del rinnovamento culturale e l’attenzione a questi argomenti si fa sempre si fa sempre più rarefatta chiudendo, senza un esito positivo dal punto di vista della riforma della scuola, anche a Firenze un lungo ciclo di iniziative studentesche. Con esse inizia anche il declino della esperienza del MSF, così come descrivono le testimonianze rilasciate dai protagonisti nell’ambito della nostra ricerca.
E’ un declino in larga parte parallelo alla minore attenzione che nella stessa sinistra italiana viene portando alla riforma della scuola media superiore (il PCI in particolare, su cui si erano appuntate le speranze di quella generazione studentesca [15]).
Rileggendo una pregevole ricerca dedicata alla figura di M. Raicich che di quell’impegno fu un assiduo propagandista non si può che convenire nella consapevolezza che “la stessa idea di riforma appariva a molti, ormai, un residuo di passate utopie, a cui guardare col distacco che si deve ad un mito onorevole…in una situazione resa ancora più torbida dall’affaire Moro e dal governo di unità nazionale presieduto da Andreotti, dal programma di riscossa cattolica del Papa polacco (…). E che così la pensasse anche il PCI fu chiaro, quando sciolte le Camere e indette nuove elezioni il tema della riforma scomparve dai programmi (…)" [16].
Un lungo ciclo di speranze riformatrici, apertosi agli inizi degli anni '70, dopo aver raggiunto il suo culmine nelle elezioni degli organi collegiali del 1975 si sta chiudendo, sotto la pressione dell’attacco terroristico e dell’insorgere dell’area dell’autonomia, ponendo fine contemporaneamente, anche all'esperienza del MSF.

Riforma della scuola e sperimentazione come oggetto degli equilibri politici in una scuola fiorentina: il caso del Michelangiolo

Vediamo adesso come si pone la tematica sopra delineata in un caso specifico di una scuola superiore fiorentina, il Liceo ginnasio Michelangelo.
Negli anni delineati la “sperimentazione” è costantemente uno dei contenuti centrali dello scontro politico nella scuola, ed al tempo stesso il principale contenuto della progressiva affermazione del Comitato del Movimento Studentesco. Il MSF si identifica, soprattutto nei Licei, come la forza studentesca che più punta sul cambiamento dei contenuti della scuola, cambiamento che, in parallelo alla riforma della scuola che è oggetto del dibattito parlamentare, si identifica con la parola d’ordine della “sperimentazione”, una sorta di riforma dal basso, con tutti i limiti di quella che oggi definiremmo una (serie di) esperienza pilota.
Infatti le altre forze studentesche (il nucleo, che poi diventerà CPU, e il CPS più vicino a Lotta Continua) diffidano di questa terminologia e di questi contenuti, e soprattutto nei primi anni Settanta li avversano esplicitamente. Era tuttavia abbastanza comune la rivendicazione di esperimenti variamente definiti, diciamo di “lavoro alternativo”. C’è tutta una lotta di definizioni, uno slittamento semantico, che andrebbe studiato di per sé e che accompagna l’evoluzione della situazione. Il CPU, coerentemente con l’impostazione del gruppo del Manifesto sulla scuola (le “Tesi sulla scuola”) mette al centro le 150 ore come sperimentazione di un superamento/fusione della divisione del lavoro fra lavoro intellettuale e lavoro manuale. Si tratta di una visione molto ideologizzata, che trova in realtà scarse sponde nel movimento sindacale (nonostante ambisca a mobilitare le “avanguardie della classe operaia”) e che comunque porta ad una serie di iniziative, fra il 1972 e il 1975, più o meno parallele, coesistenti, integrate e conflittuali con la “sperimentazione” sostenuta dal MSF.

Proprio in questo arco di tempo matura un passaggio, per la maggioranza degli studenti, dall’appoggio alla visione del Nucleo/CPU alla posizione del MSF, di cui forse proprio la tematica della riforma della scuola/sperimentazione è motivo o comunque segnale. Ancora nel 1973 la posizione al riguardo del CPU è egemone; nel 1975 la posizione più condivisa è ormai quella del MSF.
Tutt’altro che secondario in questi anni è l’apporto dei docenti; il piccolo nucleo di professori aderenti alla CGIL scuola, minoritari (e in urto con la direzione cittadina del loro sindacato) ma in alcuni casi capaci di aggregare anche altri gruppi di docenti, formula tutta una serie di proposte su svariati piani, sia quello delle 150 ore, sia quello dei contenuti possibili di “lavori alternativi”, anche molto dettagliati, materia per materia. Stesso dettaglio troviamo, verso la fine del periodo, nelle proposte che il comitato del MSF, senza dubbio ispirandosi anche al dibattito culturale sulla riforma della scuola e il nuovo “asse culturale” della stessa, formula, con l’intenzione di rendere la “sperimentazione” effettivamente tale (un passaggio di questa elaborazione che ha una serie di contenuti specifici è quello sui libri di testo e le biblioteche scolastiche, oggetto di specifiche proposte).
Vero è tuttavia che, in parallelo con un clima politico che va deteriorandosi sotto i colpi del terrorismo e dello stallo (specificamente sulle questioni della scuola) che incontra l’avvicinamento del PCI all’area di governo, nell’ultimo periodo considerato sembrano riprendere quota nella “agenda politica” della scuola quelle questioni (agibilità politica, regolamenti, etc.) da cui tanti anni prima aveva mosso i primi passi il movimento studentesco. Adesso sono gli apparati della scuola che interpretano le novità offerte dai decreti delegati come occasione di restaurazione e riescono a inchiodare su queste questioni procedurali l’attività degli studenti, riallontanando le tematiche della sperimentazione dalla centralità quotidiana della vita politica scolastica (da vedere se e in che misura lo stallo della riforma della scuola contribuisca a questo inceppamento di iniziativa).

“lavoro politico di alternativa culturale”
1971-72
150 ore
1972-73
Monte ore / sperimentazione
1973-74
150 ore / sperimentazione/ ore autogestite
1974-75
Attivi autogestiti / libri di testo
1975-76

Nel 1971-72 si parla di “lavoro alternativo”, per “rompere gli schemi tradizionali”, “rottura rispetto all’assetto tradizionale delle lezioni” e “rompere il limite fisico delle classi” (FBF01048, documento votato da sei classi e FBF01049, documento proposto da due classi), scegliendo argomenti di interesse sociale e politico adatti a “stabilire un contatto con l’esterno” quali:
- la scuola e l’organizzazione della cultura; la violenza e il razzismo; la Toscana e i suoi aspetti politico-sociali;
- la violenza; la scuola, gli intellettuali e l’organizzazione della cultura.
I documenti sono votati da gruppi di classe, ma in realtà sono stati proposti da esponenti delle due maggiori forze politiche (il Nucleo, che negli anni a venire si trasformerà in CPU, e il Collettivo FGCI, che poi confluirà nel Comitato del MSF)
Il Nucleo propone “attivi aperti”, per “portarci dentro gli operai” e superare un lungo periodo di “riflusso” (FBF01050), espressione di una “guerriglia contro la cultura borghese” (FBF01051), per affermare un “sapere diverso … anche pratico”). Con una terminologia meno radicale anche la FGCI, in questo periodo, non si distacca sostanzialmente da questa impostazione, tutta centrata sulla proiezione esterna del Movimento Studentesco.

Tutto sommato, anche nell’anno seguente (1972-73) sembra che le dinamiche fossero simili; si comincia tuttavia a parlare, da parte del Comitato del Movimento Studentesco, di sperimentazione in quanto obiettivo centrale delle rivendicazioni a livello anche scolastico; i risultati non sono poi così brillanti, anche perché buona parte della dialettica politica nella scuola si avvita sulla contrapposizione con i fascisti. Tuttavia nella seconda metà dell’anno, soprattutto per impulso del “Nucleo” e della sezione sindacale della CGIL Scuola si comincia a preparare il terreno per una iniziativa delle “150 ore” all’interno della scuola; l’esperienza pratica non va molto avanti, presumibilmente anche perché l’interlocutore scelto è il Consiglio di Fabbrica della Damiani & Ciappi, piccola fabbrica sull’orlo della chiusura (in cui è presente qualche “avanguardia”).

All’interno delle rivendicazioni cittadine del MSF, nel 1973-74, vi è la “conquista di cinque ore nell’orario scolastico per il rinnovamento culturale” (14/11/1973, FBF01008), ma in generale l’obiettivo della sperimentazione è più discusso all’interno dell’organizzazione (FBF01020) che messo al centro delle rivendicazioni (FBF01020); non così al Liceo Michelangiolo, ma in genere forse nei licei, dove vi è questa specifica richiesta, specificando anche la richiesta che la partecipazione a queste iniziative venga riconosciuta nella valutazione (FBF01037).
Al Liceo Michelangiolo il Nucleo è ancora forza egemone; cerca di portare avanti i “collettivi”, istanza che vede sovrapporsi ipotesi di un “monte ore” sostanzialmente autogestito, con il “collegamento con l’esterno”, (FBF01034 - FBF01035 - FBF01036), individuando la controparte-Provveditorato (il quale ribatte che solo i singoli “collegi dei docenti” possono dare il via a forme di “sperimentazione” modificative di parti dell’orario scolastico).
Il MSF tende a separare “organismi di lavoro degli studenti” e organismi politici rappresentativi del movimento degli studenti (FBF01040).
Alla fine dell’anno scolatsico 1973-1974 (FBF01004) il MSF individua il tema dei libri di testo come un argomento portante dell’iniziativa dell’anno successivo.

Nel 1974-75 una delle iniziative di movimento portate avanti al Michelangelo riguarda le 150 ore, come abbiamo visto “cavallo di battaglia” storico del “Nucleo”, ora CPU, ma l’iniziativa con qualche distinguo è portata avanti anche dal Comitato del MSF. C’è fra i materiali di archivio un questionario sulle 150 ore rivolto agli studenti e, sul retro, lo spoglio dello stesso per 7 classi.
Il CPU propone un'organizzazione di “collettivi di sezione”, interlocutori dell’iniziativa delle 150 ore; il MSF è per un lavoro a livello di classi (che “incida di più sulla didattica”). Le 150 ore noi sono viste non come un fine in sé ma come un pezzo della “sperimentazione”. Anche il CPS vuole organizzare i “collettivi”, “momenti alternativi alla logica borghese dello studio”, “struttura portante del movimento”, che eleggerà delegati che potranno essere “riconosciuti dalle organizzazioni operaie”: in pratica il CPS è una “terza forza” della sinistra, dapprima con un notevole seguito, che mai prima LC aveva avuto al Michelangelo.
La storia delle 150 ore ancora una volta finì nel nulla: evidentemente mancava l’aggancio con un interlocutore autorevole nel sindacato (obiettivamente era difficile poi organizzarle in un liceo classico, meglio poteva andare in un istituto tecnico o al limite all’Università).
Un foglio presente in archivio riguarda l’organizzazione della sperimentazione (nell’ambito di un certo numero di ore assegnate da qualche insegnante più disponibile) nella mia classe (fini, piano di lavoro, metodi, strumenti, valutazione), centrato sul tema del fascismo.
Ci sono anche, nell’archivio, 18 fogli di una petizione (uno per classe), non si sa se promossa dal solo Comitato del MSF, o insieme ad altri, riguardante l’uso di alcune ore “autogestite” per la sperimentazione e le strutture di biblioteca (c'era un pregiudizio contro il libro di testo “unico” e “personale” e in favore della biblioteca, più pluralista, ma di proprietà “collettiva”); sembra che in genere aderisse almeno la maggioranza degli studenti di quelle classi (ma in tutta la scuola scuola c’erano 30 classi).

Decisamente l’anno scolastico 1975-76 segna un salto di qualità nelle proposte di sperimentazione suggerite dal Comitato del MSF e fatte proprie dal Consiglio dei Delegati Studenteschi del Michelangiolo: un documento articolato di proposta viene presentato a novembre 1975 (FBF01091), individua chiaramente un asse culturale di tipo storico, assume il metodo sperimentale come centrale nell’insegnamento, sistematizza una proposta di metodo di lavoro di gruppo, avanza proposte precise sia di ristrutturazione dei programmi di alcune materie che di seminari interdisciplinari, propone forme di valutazione che nulla hanno a che fare con la vulgata del 6 politico. Si tratta di proposte certamente ispirate a elaborazioni specialistiche, che tuttavia incorporano un adattamento alle esperienze specifiche di chi le ha rielaborate e della scuola in cui vengono proposte. Probabilmente correlate a queste proposte è uno schema di sperimentazione nel biennio (“ginnasio”) con annessa una proposta di nastro orario (chi scrive ricorda che la proposta di relegare l’insegnamento della religione nell’area “elettiva” provocò una certa costernazione anche in insegnanti moderati relativamente aperti alla “sperimentazione”). Accanto a queste proposte (che non sembra vennero raccolte) veniva riproposto e portato avanti, in maniera più strutturata degli anni precedenti, una molteplicità di iniziative di sperimentazione nelle classi o in attivi interclasse, alcuni materiali dei quali sono disponibili nell’archivio (FBF01087, FBF01088, FBF01089).

Appendice: elementi per strutturare uno studio di caso

La proposta di una griglia di lettura e interpretazione, per analizzare “casi di studio” a partire dal livello della singola scuola (e al tempo stesso per definire un metodo, che restituisca un quadro il più possibile completo) fa leva sull'individuazione: di tre categorie di elementi: a) gli attori, b) l’oggetto del contendere, c) i modi del conflitto/interazione.
Per definire il campo di analisi:
- gli organismi di movimento,
- i livelli (scuola, coordinamento cittadino, eventuali livelli intermedi),
- le organizzazioni politiche di riferimento e i loro livelli (singola scuola/coordinamento studenti/città).
Inoltre: i professori e i loro sindacati, ma anche l’associazionismo degli insegnanti; il sistema burocratico (presidi/provveditore/ministero [17]); altri soggetti (sindacato, amministrazioni locali).
Questo campo di analisi contiene e definisce gli attori di un gioco che ha al suo centro la ricerca del consenso in quanto tale (a partire dalle grandi opzioni ideali, che però non sono un terreno molto “coltivato” dal MSF, piuttosto, dato per scontato) e su argomenti specifici: diritto allo studio, democrazia scolastica, contenuti scolastici (sperimentazione).
La costruzione del consenso si disputa fra i soggetti individuati attraverso sedi quali: assemblee, elezioni, scioperi e manifestazioni, varie forme di iniziativa/presenza (attivi, informazione scritta, etc., interazione con i media).


Note
[1] Cfr. in AVMSF, BS01020, Piattaforma di lotta Liceo, BS01021, Occupazione Liceo: Indicazioni generali, BS01027, Gruppi di studio (Autorizzazione), BS020002, Sperimentazione 1971/72.
[2] Particolarmente significativo per quanto riguarda i contenuti d’insegnamento delle materie fondamentali è il documento BS01021, Occupazione Liceo: Indicazioni generali. In particolare si affrontano i cambiamenti ritenuti necessari per l’insegnamento di materie quali: Il latino, la lingua straniera, la matematica, la fisica e la chimica. I temi trattati sono quelli dell’interdisciplinarietà, della introduzione di nuove materie affini, della introduzione di nuovi strumenti didattici.
[3] Cfr. BS03025, Firenze non restaura, BS03024, Marco Fagioli, Problemi didattici. In particolare nei due documenti si affrontano le problematiche connesse.
[4] Su questo argomento cfr. MSF, Esperienze di lotta in altre città, in AVMSF, BF01021.
[5] Cfr. MSF ed altri, Piattaforma rivendicativa regionale, BS01030, in AVMSF, Nov.1973.
[6] Cfr. Liceo artistico, Firenze non restaura, in AVMSF, BS03025.
[7] Cfr. III Liceo scientifico, Delibera collegio docenti, in AVMSF, BS0104; Liceo scientifico "Leonardo da Vinci", Progetto di sperimentazione, in idem, BS01039.
[8] Cfr. Liceo classico Michelangelo, Vertenza per il monte ore, in AVMSF, BF01032 e Progetto di sperimentazione, idem, PC01008.
[9] Cfr. Liceo Machiavelli, Appello agli insegnanti, 1973/1974, in AVMSF, PD01001. Il documento mette al centro il tema del rinnovamento didattico. Vedi anche, Liceo Machiavelli, Piano di lavoro, in AVMSF, PD01004.
[10] Le liste Unità per la riforma della scuola promosse dal MSF e dalla FGSocialisti, ottengono un straordinario risultato. Alle elezioni partecipa il 72% degli aventi diritto, pari a 18978 votanti. le liste del MSF ottengono 11.868 voti pari al 62%. Battute le posizioni astensioniste e le liste di movimento di Lotta Continua. Appaiono per la prima volta le liste cattoliche.
[11] Sull’argomento cfr. Numero speciale sulla condizione giovanile, in Ombre rosse, BS03213, AMSF. Leggi l’articolo di Alceste Campanile.
[12] A questo proposito particolarmente significativi per descrivere l’impegno riformatore di nuclei crescenti di insegnanti cfr. De Mauro, Geymonat, Lombardo Radice ecc., Questioni di didattica, a cura CIDI, Ed. Riuniti, 1975 e CISID, Per una didattica di Riforma in E.Garin, L.Lombardo Radice, Specializzazione scientifica ed unità della cultura, E. Guaraldi, 1977. Sull’attività del CISID cfr. Sperimentazione culturale fra i docenti fiorentini, L’Unità, 18 aprile 1974.
[13] Sull’argomento cfr. G. Gurrieri, Tornare a scuola da protagonisti. L’esperienza delle 150 ore, Regione Toscana, Guaraldi, 1975. AA.VV., Il sindacato nella scuola,Quaderni di rassegna sindacale 52-53,1975.
[14] Cfr, AA.VV, Istruzione artistica, professionalità, riforma media superiore, 30 Aprile 1976, in AVMSF, BS03206. Nel corso della discussione a cui partecipano gli istituti cittadini di questo settore, i rappresentanti delle forze politiche e degli studenti, vengono affrontate le questioni del rapporto con il processo di riforma della Scuola secondaria superiore, con gli sbocchi professionali e con il tessuto produttivo ed artigianale della regione.
[15] In particolare si susseguono attraverso le riviste “Riforma della Scuola” e convegni di partito un ampia pubblicistica dedicata ai temi della riforma. Sull’argomento cfr. Scuola e socialismo, Atti della conferenza del PCI per la scuola Bologna, febbraio 1971, AA.VV. Riforma e democrazia nella scuola, Linee principali della II conferenza del PCI sulla scuola.Ed.Riuniti,1973 Intr. G.Napolitano M.Raicich, La riforma della scuola media superiore, Ed.Riuniti, 1973, M.A.Manacorda, Per la riforma della scuola media superiore, Ed.Riuniti, 1976.
[16] Cfr. S.Soldani, L’insistita ricerca di un uomo di scuola, in AA.VV. M.Raicich, intellettuale di frontiera, Gabinetto Viesseux, Olschi, 2000, pag. 24.
[17] Si tenga presente che in quegli anni almeno due casi di gravi provvedimenti disciplinari ministeriali contro insegnanti della CGIL, oggetto di articoli sulla stampa nazionale, riguardano il Michelangiolo.

comunicazione effettuata in occasione del convegno "Tra memoria e storia. Il Movimento Studentesco Fiorentino (1971-1978)" (9-10.5.2014)

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