A cura di: Antongiulio Barbaro, Alessio Bartaloni, Amos Cecchi, Antonio Floridia, Monica Liperini,
Arnaldo Melloni, Eriberto Melloni, Massimo Migani, Mario Primicerio, Simone Siliani



Nessuno è chiamato a scegliere tra essere in Europa e essere nel Mediterraneo,
poiché l'Europa intera è nel Mediterraneo.

Aldo Moro

Bordeaux - Il jumbo della Gironda viaggia (quasi) senza pali

Tre linee, 12 km senza fili, vagoni di 44 metri in centro
Ma i no-tram in periferia chiedono la deviazione dei binari

I rintocchi di campana avvertono dell’arrivo del tram e sono ormai parte della colonna sonora della città, insieme allo sferragliare dei grossi convogli - 44 metri di lunghezza sono tanti - agli incroci. Ragazzi e anziani corrono da una fermata all’altra per non perdere la coincidenza, cordoli e segnaletica parlano del cambiamento irreversibile di traffico e viabilità.
Tramvia, a Bordeaux, è il ricordo ancora fresco dei tre anni di cantieri che hanno trasformato il centro in una Beirut, sono i lavori in corso nei quartieri di periferia con ingorghi e transenne.
Tramvia sono 13 milioni di euro di indennizzi concessi ai commercianti, è il comitato di oltre 150 negozianti sul piede di guerra contro i binari da oltre un anno. È l’incremento spettacolare di viaggiatori, ma anche la media di un incidente stradale lieve al giorno e un morto l’anno. È il centro-città tagliato dai binari, ma cui è stato concesso nel 2007 il riconoscimento Unesco di «patrimonio dell’umanità».
Il viaggio nella tramvia «girondina» che ogni giorno trasporta 200.000 persone, ha due mete, anzi tre. La palazzina che ospita la «mission tramway» della Cub (ente locale formato da 27 comuni, Bordeaux incluso), rue Fondaudège con i commercianti no-tram, i cantieri della linea B nel quartiere popolare di rue Achard. Nel mezzo, la cattedrale Saint André, circondata dai binari e dai jumbo-tram, ma risparmiata dai fili grazie ad un sistema di alimentazione dal suolo in funzione solo qui, ma che nel 2009 entrerà in servizio ad Angers e nel 2010 a Reims e Orlèans. A Bordeaux, lungo 12 chilometri di tramvia, spariscono pali e fili: l’energia arriva dal suolo, con una tecnologia che ha dato grandi problemi di affidabilità, lasciando a piedi decine di volte i passeggeri, e che costa tre volte più dell’alimentazione aerea e un capitale in manutenzione. Anche l’amministrazione fiorentina aveva pensato alla captazione dal suolo per rispondere alla prescrizione della sovrintendenza di togliere i fili davanti a Battistero e Duomo, ma la mancata omologazione del meccanismo da parte del ministero dei trasporti italiano ha mandato in soffitta la soluzione bordolese a favore delle batterie.
«La Comunità Urbana di Bordeaux - spiega Etienne Lhomet, direttore della mission tramway - ha scelto questo sistema per tutelare il centro, come decise di realizzare contemporaneamente i lavori delle 3 linee per diminuire la durata dei disagi. La prima fase dei lavori è durata fino al 2005, con un ritardo di 18 mesi sulla fine dei cantieri, molte proteste, e un costo di 35 milioni di euro al chilometro. La seconda fase è in corso e riguarda 20 chilometri per un costo di 31 milioni a km; infine entro il 2012 sarà completata la rete (ma il tram si fermerà solo nei pressi dell’aeroporto), con la quarta linea e un tram-treno in grado di sfruttare anche la vecchia rete ferroviaria e che avrà un costo complessivo di appena 10 milioni di euro ogni mille metri». Il rischio di nuove spese è però dietro l’angolo. «Le imprese hanno aperto un contenzioso per ottenere 50 milioni di euro in più - ammette Lhomet - e vedremo come andrà a finire. Un altro problema è il deficit della gestione del trasporto pubblico su gomma, perché le linee di bus non sono state tagliate abbastanza nonostante abbiano perso passeggeri in favore del tram: oggi il "rosso" è di 100 milioni l’anno». Lo staff di «mission tramway» è di 40 dipendenti e Monique Bourland è responsabile della comunicazione. «Le proteste non sono mancate, ma onestamente sono state inferiori alle previsioni nonostante che il triangolo d’oro del commercio e della cultura cittadina sia stato paralizzato per anni - sottolinea Monique Bourland -. È stato importante il lavoro di informazione, le assemblee, gli incontri prima dell’inizio dei cantieri e quelli anche settimanali che abbiamo tenuto durante i lavori. Questo ci ha permesso di avere un vero dialogo, di venire incontro ad alcune esigenze, ad esempio riducendo o fermando i lavori per Natale o per i saldi».
Trasparenza anche nell’allestimento dei cantieri, con barriere metalliche a rete che permettono di vedere gli operai, punti informativi aperti dal lunedì al venerdì, visite guidate per le scolaresche, distribuzione capillare di volantini con i cambiamenti di viabilità, carico e scarico merci e sosta. «È fondamentale anche la figura del "mediatore di cantiere", cioè una persona che segue i lavori, che è possibile trovare sul posto ed ha un telefono pubblico e conosciuto sul quale è reperibile - sottolinea Bourland -. Il mediatore è in contatto con operai, residenti e negozianti per risolvere i piccoli problemi e i disagi che si presentano ogni giorno. Credo che sia impossibile fra lavori così complessi e impattanti senza i mediatori dei cantieri».
Lo spettro della chiusura delle attività commerciali e dello stravolgimento del quartiere agita però una delle vie simbolo di Bordeaux. In rue de Fondaudège manifesti e striscioni contro il tram spiegano la battaglia per fermare e deviare i binari. Quasi ogni vetrina espone il manifestino che ha debuttato il 27 marzo 2007 e se oltrepassata la soglia alcuni commessi preferiscono non parlare, i gestori ed i proprietari non hanno problemi. Madame Dugas, assieme al gestore del garage «Color auto» e alla collega dell’erboristeria «Punto Natura», è la portabandiera della protesta. Tra i colori e i profumi del piccolo locale, Francoise Dugas spiega: «Il tram non può passare da questa strada, anche l’area commerciale del Medoc e il municipio di Buscat, confinante con quello di Bordeaux, sono contrari. Non vogliamo chiudere, vedere scomparire l’unica zona dove il commercio tradizionale resiste e la nostra lotta è appoggiata anche da commercianti di strade con il tram in servizio dal 2004 e da quelle con cantieri in corso perché ovunque il tram ha portato a chiusure in serie, altro che accelerare il declino inevitabile di alcune attività come dice la Cub. Per il momento - spiega madame Dugas - abbiamo ottenuto il blocco del progetto. Il comune sta studiando tracciati alternativi e li presenterà in estate. Vedremo. Ma noi - conclude la fioraia - non vogliamo morire per il tram; sarebbero meglio bus elettrici per combattere l’inquinamento». Il sogno dei no-tram è una via al servizio del quartiere, senza binari, ma nella zona è nato anche un comitato pro-tram - più presente su Internet che sul territorio - e la partita è ancora aperta.
Bordeaux: la linea tramviaria in place Jean Moulin, davanti alla cattedrale di Saint-André de Bordeaux.
In periferia i cantieri vanno avanti. In rue d’Achard l’inaugurazione del servizio è prevista nel febbraio 2009 e nel quartiere, abitato anche da persone di origine gitana, sono al lavoro una ventina di operai. Posati quasi ovunque i binari, si stendono i fili dell’alimentazione elettrica. Sul posto c’è anche il «mediatore di cantiere», figura di cui Firenze avrebbe un gran bisogno. Yann Moreau è qui dal primo giorno, estate 2005, e tutti lo conoscono, tutti hanno il numero del suo cellulare. «Ci sono sempre piccoli problemi, magari un tubo rotto, troppo rumore, e cerco di risolverli. Il fatto è che gli operai hanno un compito e tendono a svolgerlo senza curarsi del resto, magari delle legittime richieste di chi ha un negozio o abita proprio davanti a dove stanno lavorando; così per evitare tensioni interveniamo noi mediatori di cantiere, ognuno assegnato ad una determinata zona. Se è necessario - spiega ancora Yann - andiamo agli incontri con i tecnici, con gli uomini della commissione indennizzi, con chiunque possa essere utile». Dalla teoria alla pratica: Yann ha un appuntamento con il titolare di un’agenzia di comunicazioni che in mattinata ha litigato con gli operai. Il problema? Due camion parcheggiati in modo da impedire l’accesso al passo carrabile dell’agenzia. Pochi minuti e Yann fa parlare l’uomo con gli autisti, cerca di capire il perché, chiarisce e spiega. Una stretta di mano e un sorriso conclude l’incontro. «Magari domani protesterà di nuovo, ma intanto il problema è risolto e gli operai sono più tranquilli - dice Yann Moreau -. Il nostro ruolo è importante proprio perché i disagi sono inevitabili. E comunque, qui come nelle altre zone della città, tutti vorrebbero il tram, ma senza cantieri e in un solo giorno». Due anziane vedono Yann e si lamentano dello spazio ridotto tra muri e transenne, delle passerelle per passare da una parte all’altra del cantiere, troppo alte e ripide. Poi Marcel, il capocantiere, si avvicina. «Yann, c'è una cosa - dice - da qualche tempo quasi ogni notte rubano tombini, materiale ferroso, i fili elettrici perché sono di rame e sono diventati carissimi, dobbiamo fare qualcosa». Yann scuote la testa e prende nota: un nuovo problema.
Poco lontano, il capolinea della linea B: il tram, deserto alla partenza, si riempie presto (nelle ore di punta i convogli sono affollatissimi, non è raro che molti restino a piedi perché non riescono a salire). Ma la rete continua a crescere per volontà di Juppè. Proprio l’ex primo ministro nel 1997 ha abbandonato il progetto di metropolitana leggera automatica, dopo 9 anni di studi e spese, e puntato sulla tramvia. Oggi Alain Juppè è ancora alla guida della città e mancano 4 anni e 342 milioni alla fine dei cantieri, ma almeno l’ex premier francese, al contrario di Domenici, potrà vedere la fine dell'opera da sindaco in carica. E ripartire anche dal tram per la corsa all'Eliseo.

(articolo di Mauro Bonciani apparso sul Corriere fiorentino del 22.3.2008)

Vedi: Le tramvie degli altri: uno sguardo all'Europa (31.1.2015)

Il sito ufficiale della tramvia di Bordeaux: Tram et bus de la Cub

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