A cura di: Antongiulio Barbaro, Alessio Bartaloni, Amos Cecchi, Antonio Floridia, Monica Liperini,
Arnaldo Melloni, Eriberto Melloni, Massimo Migani, Mario Primicerio, Simone Siliani



Nessuno è chiamato a scegliere tra essere in Europa e essere nel Mediterraneo,
poiché l'Europa intera è nel Mediterraneo.

Aldo Moro

«Quella pena deve rimanere, non c'è un'alternativa per punire i reati più gravi»

intervista a Franco Roberti di Valentina Errante

Non cita Cesare Beccaria, ma l'articolo 27 della Costituzione: il carcere deve rieducare. «L'ergastolo, di fatto, non esiste già più - spiega il Procuratore nazionale antimafia Franco Roberti - ma il discorso del Papa è molto più complesso e riguarda l'intero sistema carcerario».
E così se da un lato Roberti ritiene che il carcere a vita non possa essere abolito, dall'altro pensa che debba essere l'estrema ratio e che l'intero sistema detentivo debba essere rivisto.
D: Il Papa dice che l'ergastolo è una pena di morte nascosta, lei lo abolirebbe dal Codice?
«Forse, se il carcere fosse davvero una forma di rieducazione. Ma non è il caso del nostro Paese. Non credo, poi, si possa comminare una pena diversa a chi abbia offeso la società con fatti gravissimi, anche perché è difficile che certi soggetti non tornino a delinquere. Tra l'altro, per chi dimostri di essere "rieducato", il carcere a vita non esiste già più. Ma ritengo sia bene che la pena rimanga nel codice, se pure debba essere considerata l'estrema ratio».
D: Sarebbe d'accordo con una revisione del 41 bis?
«L'ultima modifica è del 2009 ed è una buona legge, ma come al solito dovrebbe essere applicata. Credo che il carcere duro sia uno strumento molto efficace nel contrasto alle mafie, ma dovrebbe essere riservato soltanto a chi, al vertice di organizzazioni, criminali o terroristiche, sia in grado di esercitare il proprio potere dal carcere impartendo ordini».
D: Per il Papa in carcere finiscono soltanto i pesci piccoli e tuona contro la corruzione.
«Trovo molto interessante la posizione della Chiesa, purtroppo in Italia abbiamo fatto molto contro la criminalità organizzata ma abbiamo raggiunto risultati inferiori nella lotta contro la corruzione, che è l'altra faccia della stessa realtà. La giustizia dovrebbe essere equa e non è uno slogan. Ma il Papa parla anche delle condizioni carcerarie. Oggi spendiamo tanto per il sistema carcerario, ma non siamo in grado di raggiungere gli obiettivi. Nulla si fa per applicare la Costituzione, sebbene in tanti si prodighino. Abbiamo una percentuale enorme di recidivi, anche prima della crisi era così, perché reinserirsi nel mondo del lavoro per un ex detenuto è impossibile. Credo siano indispensabili strumenti operativi. Quindi investimenti, anche se la parola può suonare male in questo momento. Ma un Governo per fare ripartire il Paese deve sapere dove tagliare e dove investire».

(articolo apparso su Il Messaggero del 25.10.2014)

Vedi: Giustizia: la svolta rivoluzionaria di Papa Bergoglio (14.11.2014)

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