A cura di: Antongiulio Barbaro, Alessio Bartaloni, Amos Cecchi, Antonio Floridia, Monica Liperini,
Arnaldo Melloni, Eriberto Melloni, Massimo Migani, Mario Primicerio, Simone Siliani



Nessuno è chiamato a scegliere tra essere in Europa e essere nel Mediterraneo,
poiché l'Europa intera è nel Mediterraneo.

Aldo Moro

La comunicazione istituzionale ai tempi dei social media

di Piero Meucci (*)

I social media, ciascuno con la sua diversa caratteristica e specificità , sono diventati una componente essenziale della comunicazione pubblica, sia essa politica o istituzionale. Vediamoli prima tutti insieme. Essi consentono:
- un contatto in tempo reale con il pubblico nelle sue diverse espressioni di interesse sia esso di utenti, o di cittadini, o di elettori;
- raggiungono una dimensione quantitativa di contatti al di fuori di qualunque comparazione con il passato, automatizzando e velocizzando il vecchio concetto del passa-parola;
- sono diventati una fonte primaria del sistema dell'informazione, quindi sono un canale prioritario per l'invio dei messaggi.
Nell'era precedente i social network: il canale primario e più rapido per inviare informazioni era costituito dalle agenzie di stampa. Ma i processi di elaborazione dei messaggi comportavano comunque tempi di attesa, a meno che non fossero notizie da mettere in "B", che nell'Ansa è la precedenza assoluta. Ora si possono seguire gli eventi praticamente nel momento in cui avvengono. Se possiamo costruire una sorta di gerarchia sul modello dei vecchi media, Twitter sta all'agenzia, come Facebook sta al quotidiano che serve una comunità di lettori che si identificano in quella testata, come Linkedin e via via gli altri stanno ai magazine di nicchia e specializzati.

Pur avendone teoricamente la conoscenza e un minimo di pratica, posso raccontare il momento preciso in cui ho provato la potenza di Twitter, che dei social media è quello più di taglio informativo rispetto a Facebook che è quello che attiene più le relazioni.
E' il 2 ottobre dell'anno scorso. Al Senato si discute la fiducia al governo Letta, dopo che il PdL ha dichiarato di uscire dalla maggioranza con le dimissioni "irrevocabili" dei ministri Alfano, Lupi, Quagliariello, De Girolamo e Lorenzin. Siamo nel momento in aula stanno prendendo posizione i singoli gruppi, Bondi ha già dichiarato il voto negativo. Ma ciò che interessa non è quanto avviene in aula, ma quello che avviene su Twitter: perché è là che si seguono in tempo reale le varie manovre, bracci di ferro, pressioni, emozioni all'interno del partito.Quanti sono i senatori che sono pronti a lasciare Berlusconi insieme ad Alfano e alla sua pattuglia ministeriale? Numeri, commenti, battute, inviti, appelli si susseguono, fino a che diventa chiaro che Letta avrà la maggioranza richiesta e il PdL avrà dimostrato di essere sulla via della scissione e della perdita della sua influenza politica e della sua capacità di condizionamento. Così Silvio si alza, sarà  il suo ultimo discorso al Senato prima della decadenza, e ribadisce la collaborazione del suo partito che darà la fiducia perché "non sono venute meno le ragioni dell'alleanza". Certo quel flusso di tweet rappresentava la graduale formazione della decisione che Berlusconi prenderà alla fine, quindi molte di quelle frasi da 144 caratteri erano soggettive, ma quel giorno si è potuto seguire un fatto storico nel momento in cui i vari attori lo stavano preparando e realizzando.
La cosa sorprende e in qualche modo entusiasma, ma fermiamoci un momento a riflettere. Chi inviava il tweet, soprattutto politici o comunque osservatori interessati, utilizzava quello strumento per la propria comunicazione politica, cioè raccontava ciò che stava avvenendo ponendo nel messaggio il suo punto di vista soggettivo, che è poi ciò che distingue la comunicazione dall'informazione. Sarà dunque il giornalista necessario per ricostruire, attraverso verifiche e una "lettura onesta e leale" di tutto questo flusso di parole, ciò che veramente è accaduto.
La potenza del mezzo deve dunque fare riflettere il giornalista che sia più o meno temporaneamente impegnato in un ruolo di comunicatore istituzionale. Lanciare il proprio messaggio in un canale così potente richiede una buona conoscenza del mezzo e, soprattutto, un'attenzione costante ai flussi informativi che vi si stanno svolgendo. Occorre pertanto farsi una sorta di prontuario per l'uso di Twitter:
1) Twitter è indispensabile, nessun ente, azienda o istituzione si può permettere di non avere un profilo su Twitter, pena il restare fuori dal flusso quotidiano dell'informazione alla quale si approvvigiona il sistema dei media.
2) Twitter è una forza di risposta rapida, per rubare una definizione del linguaggio del Patto Atlantico. Permette in sostanza di ribattere prontamente e di fare sapere la propria posizione e opinione, evitando così che il tempo e le posizioni e le opinioni degli altri la rendano più debole, cioè ne riducano l'impatto mediatico. Le settimane che hanno preceduto l'ingresso di Renzi a Palazzo Chigi sono un esempio di questa potenza di Twitter.
3) Nel caso di comunicazione istituzionale, per esempio, questa risposta rapida è fondamentale nel caso di problemi ai servizi, o nella protezione civile, ma anche nel dare istruzioni su come votare e così via.
4) Distinguere opportunamente il messaggio destinato ai cittadini o utenti da quello destinato al sistema dei media, cioè da quello che ci si aspetta venga subito ripreso dalle agenzie. La brevità e la semplificazione, molto opportune per far imparare a tutti, emittenti riceventi, un linguaggio agile e trasparente può provocare effetti boomerang quando entra in una discussione in cui la brevità a volte può essere elemento di fraintendimento o anche addirittura di facile decontestualizzazione e dunque di manipolazione da parte di altre fonti interessate.
5) Twitter è sempre l'avvio di un atto comunicativo, non la conclusione: ovvero Twitter prepara una comunicazione che verrà successivamente sviluppata e arricchita di documenti, dichiarazioni etc.

Se Twitter è un attrezzo di grande efficacia per entrare rapidamente nel sistema dei media e nello stesso tempo per lanciare messaggi semplici e precisi a utenti e cittadini, Facebook offre la possibilità di approfondimento e di documentazione, per cui è uno strumento da utilizzare in modo assai più meditato. Con un approccio, diciamo così da quotidiano, perché parla a una comunità di persone che si collegano fra di loro per una quantità di interessi o di rapporti. E' uno snodo di reti di soggetti collegati fra di loro che si scambiano frammenti di quotidianità, idee, opinioni, invettive, fotografie etc. Importante è dunque che il messaggio rispecchi questa maggiore capacità di approfondimento, ricordandosi che se un messaggio incontra interesse e attenzione (magari per un errore o incidente, insomma per qualcosa di negativo) può entrare in un circuito infinito di commenti, aggiunte, critiche, repulsioni: Facebook è quanto più di simile ci può essere alla formazione di un'opinione come risultanza dell'incrociarsi di N opinioni diverse.

* giornalista

comunicazione effettuata in occasione del seminario "La comunicazione politica ai tempi di Twitter, tra giornalismo e social media" (17.6.2014)

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