A cura di: Antongiulio Barbaro, Alessio Bartaloni, Amos Cecchi, Antonio Floridia, Monica Liperini,
Arnaldo Melloni, Eriberto Melloni, Massimo Migani, Mario Primicerio, Simone Siliani



Nessuno è chiamato a scegliere tra essere in Europa e essere nel Mediterraneo,
poiché l'Europa intera è nel Mediterraneo.

Aldo Moro

martedì 27 maggio 2014

Sinistra e diritti. Questione morale e garantismo: risposta a Micromega

di Massimiliano Annetta

Ho sempre trovato la lettura dei sadomasochisti giudiziari di Micromega istruttiva per la banale ragione che con loro il discrimine torna immancabilmente nitido: da una parte loro, la "santa alleanza" tra linciatori e tricoteuses, dall’altra la sobria invocazione della Giustizia uguale per tutti.
Enrico Berlinguer
Ebbene, anche stavolta non sono rimasto deluso: di pochi giorni orsono le dichiarazioni di tale Avv. Giuseppe Zupo che, un attimo dopo l’autorizzazione all’arresto del deputato del PD Francantonio Genovese, ben rappresentata dall’ottuso sorriso del deputato grillino che l’ha festeggiata mimando i ceppi ai polsi, ci ha ammonito che: “l’unico erede della questione morale di Berlinguer e del PCI è il Movimento 5 Stelle”.
Confesso subito: al momento della lettura ahimè ignoravo chi fosse l'Avv. Zupo. Ho cercato di rimediare scoprendo che si tratta di un anziano avvocato che ai tempi del PCI di Berlinguer, quindi a spanne qualche lustro fa, ne è stato niente di meno responsabile nazionale della giustizia.
Fin qui indagine facile, visto che lo stesso articolo di Micromega metteva ben in evidenza queste medaglie del Nostro. Ma, forse per deformazione professionale, sono curioso assai e non mi son fermato qui e che ti scopro?
Scopro che l’avv. Giuseppe Zupo, a meno di un improbabile caso di omonimia, ha avuto pure un importante ruolo nel  j’accuse orchestrato da Leoluca Orlando nei confronti di Giovanni Falcone che culminò con l’ennesimo calvario del magistrato di doversi difendere davanti al Consiglio Superiore della Magistratura.
Giovanni Falcone
Chi ha avuto la ventura di leggermi od ascoltarmi sa che per l’uso vergognosamente strumentale della figura di Giovanni Falcone ho una vera ossessione, perchè trovo veramente disdicevole che da vent’anni si speculi sul suo nome, se ne distorca il pensiero, e se ne pieghi il nome per raccattare qualche manciata di voti, in prima fila impassibili i molti “eroi della sesta” che l’osteggiarono in vita. Nondimeno trovo che, anche questa volta, la storia meriti di essere raccontata anche per il disvelarsi di sempre nuovi protagonisti.
Nel 1989 Falcone sente un pentito di mafia, tale Giuseppe Pellegritti, che gli dice che il mandante degli omicidi Mattarella e La Torre è il politico democristiano Salvo Lima. Falcone non gli crede e dopo aver approfondito le indagini, ritenendo la sua totale inaffidabilità,  firma un mandato di cattura nei suoi confronti per “calunnia continuata”.
Subito si scatena nei confronti di Falcone la canea di quelli che oggi ne invocano il nome. Agit prop principe è Leoluca Orlando che dalla trasmissione Samarcanda condotta da Michele Santoro (come vedete la compagnia di giro è sempre la stessa) lancia la fatwa manettara: Falcone tiene le prove contro i politici “chiuse nei cassetti”.
E qui entra in campo l’avv. Giuseppe Zupo, che nel procedimento dinanzi al CSM nel quale Falcone deve difendersi da questi attacchi deposita ben due memorie sottolineando, tra le altre doglianze, “il mancato esame … ed i doveri trascurati”.
La vicenda meriterebbe ben altro approfondimento, ma non è questo il tema; per rispondere alla canea urlante dei manettari valgano, oggi come allora, le parole che Giovanni Falcone pronunciò dinanzi al CSM a propria difesa: “Se c’è stata preoccupazione, da parte nostra, è stata proprio quella di non confondere le indagini della magistratura nella guerra santa alla mafia […]. Non si può investire della cultura del sospetto tutto e tutti. La cultura del sospetto non è l’anticamera della verità, la cultura del sospetto è l’anticamera del komeinismo […]. Io sono in grado di resistere, ma altri colleghi un po’ meno. Io vorrei che  vedeste che tipo di atmosfera c’è per adesso a Palermo”.
Il tema è che, oggi come allora, il più grande partito della sinistra si divise: Zupo non era da solo e l’allora organo del PCI, L’Unità, si distinse nella caccia alle streghe (memorabile, non certo positivamente, una intervista di Saverio Lodato ad Orlando dal titolo emblematico: “Indagate sui politici, i  nomi ci sono”).
Ma neppure questo è il problema, chè chi scrive non è affetto dalla sindrome della bambina dell’Esorcista e preferisce guardare avanti anziché all’indietro, oltre a non aver mai militato, per evidenti ragioni anagrafiche, nel PCI. Il problema è che dopo venti e più anni stiamo sempre lì, come la vicenda Genovese dimostra.


Doverosa premessa: per quel che so di Francantonio Genovese costui è un uomo che per cultura politica, costumi, modalità di raccolta e mantenimento del consenso, esercizio della funzione dirigente ed elettiva, è quanto di più lontano da come personalmente immagino e mi adopero che sia il PD.
Ciò non toglie, tuttavia, che quanto accaduto alla Camera resti un grave vulnus democratico. E non per il fatto che si è votato a favore del’autorizzazione, ma per le modalità con cui si è arrivati a quel voto, per la tempistica, le pressioni a mezzo stampa ed il voto palese rivendicato per la pressione e lo sciacallaggio del M5S.
Io non so se vi fosse “fumus persecutionis”, ma il problema, come ha acutamente osservato Filippo Facci subito dopo il voto, è che non lo sa nessuno, per primi i parlamentari che hanno dovuto votare senza poter liberamente discutere della questione.
Signori, bisogna avere il coraggio di dirselo: della libertà di un uomo si è fatta carne da campagna elettorale.
Parafrasando Guido Vitiello ancora una volta “di là le manette, di qua la bilancia; di là la muta ringhiosa dei linciatori, di qua la sobria invocazione della legge uguale per tutti” e ancora una volta il più grande partito della sinistra ha scelto di stare … di là.
Ed il problema, all’evidenza, non è che ne va del mio futuro nel PD, è che ne va del futuro del PD ed in ultima analisi dell’Italia.


Costituzione della Repubblica italiana: articolo 68
I membri del Parlamento non possono essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse e dei voti dati nell'esercizio delle loro funzioni.
Senza autorizzazione della Camera alla quale appartiene, nessun membro del Parlamento può essere sottoposto a perquisizione personale o domiciliare, né può essere arrestato o altrimenti privato della libertà personale, o mantenuto in detenzione, salvo che in esecuzione di una sentenza irrevocabile di condanna, ovvero se sia colto nell'atto di commettere un delitto per il quale è previsto l'arresto obbligatorio in flagranza.
Analoga autorizzazione è richiesta per sottoporre i membri del Parlamento ad intercettazioni, in qualsiasi forma, di conversazioni o comunicazioni e a sequestro di corrispondenza.

Per saperne di più
- l'intervista a Giuseppe Zupo: Questione morale, l’ex responsabile giustizia del Pci: “Il M5S è l’erede di Berlinguer”Micromega, 15.5.2014
- Quei cazzotti a Falcone. Due o tre cose che bisognerebbe sapere sul rapporto tra Falcone e Leoluca Orlando, di Anna Germoni, Panorama, 31.1.2013
La Camera: sì all'arresto di Genovese, L'Unità, 15.5.2014
L'arresto di Genovese è la prova, l'Italia è in mano ai giustizialisti, di Filippo Facci, Libero, 17.5.2014
Tintinnio di bilance, di Guido Vitiello, Il Foglio, 17.5.2014
- «Sull'arresto di Genovese il PD ha sbagliato a votare sì», di Giuseppe Provenzano, L'Unità, 17.5.2014

La Camera dei Deputati ed il caso Genovese
- Discussione della relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla domanda di autorizzazione ad eseguire la misura cautelare della custodia in carcere nei confronti del deputato Genovese (15.5.2014)
Domanda di autorizzazione ad eseguire la misura cautelare della custodia in carcere nei confronti del deputato Genovese
- Relatore Vazio, per la maggioranza: relazione della Giunta per le autorizzazioni
- Relatore Leone, di minoranza: relazione della Giunta per le autorizzazioni
- Relatore Chiarelli, di minoranza: relazione della Giunta per le autorizzazioni




1984/2014 Ricordando Berlinguer

Gianpasquale Santomassimo
intervista
Aldo Tortorella

Organizza il Filo Rosso, Associazione di cultura e politica - Firenze

giovedì 29 maggio 2014, ore 21:00
linea tramviaria T1, fermata Talenti

Informazioni: 055.780070, circoloarciisolotto@gmail.com

1 commento:

  1. Il berlusconismo ci lascia tante pessime eredità, tra queste quella di averci costretto a dividere il mondo tra chi era con Lui e chi era contro di Lui. Per cui, nel momento che il leader della destra dice che tutti i magistrati sono malati di mente o bolscevichi complottisti è gioco forza per la sinistra schierarsi dalla parte opposta. Adesso che quell fase politica volge al termine sarà il caso che a sinistra si recuperi un pò di lucidità. Perchè tra lo schierarsi su posizioni antiberlusconiane e diventare forcaioli, come dimostra il questo intervento che condivido in pieno, il passo purtroppo può essere breve.

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